La danza barocca
La danza barocca
In molti mi chiedete: Ma cos’è la danza barocca?
Domanda legittima perché purtroppo in Italia non viene minimamente considerata ed apprezzata (come in genere la danza antica); un vero peccato perché si tratta di patrimonio culturale a tutti gli effetti! Sarebbe come se un castello medioevale o un palazzo del Settecento venissero lasciati in rovina perché ormai sorpassati nel gusto estetico o nella tecnica edilizia ed inutili allo sviluppo economico. Purtroppo nel nostro bel paese accade anche questo ed è gravissimo! Per me questi sono segnali di una società che non vuole ricordare il suo passato e non sente le proprie radici. Ma tutti sanno benissimo che una casa senza fondamenta o un albero senza radici non possono resistere nel tempo! Ci sono nazioni più brave di noi nel salvaguardare il proprio patrimonio storico ed artistico e da loro dovremo imparare per valorizzare la ricchezza unica ed inimitabile del nostro paese! Per quanto riguarda la danza un esempio viene certamente dalla vicina Francia e ora vi spiego il perché.
“Toute l’Europe connoit le talent & le goût des François pour la Danse, & ce goût est aimé & généralment suivi” .
Questa affermazione di Louis Riccoboni del 1740 pone l’accento su un fattore storico indiscutibile: la centralità della Francia nell’evoluzione della danza tra il XVII e il XVIII secolo.
Anche Pierre Rameau nel 1734 sottolinea questa egemonia francese:
“Nous pouvons dire à la gloire de notre Nation, qu’elle a le véritable goût de la belle Danse. Presque tous les Etrangers loin d’en discovenir, viennent depuis près d’un siécle admirer nos Danses, se former dans nos Spectacles & dans nos Ecoles; même il n’y a point de Cour dans l’Europe qui n’ait un Maître à danser de notre Nation.”
Uno degli esponenti principali dello sviluppo della danza fu sicuramente Pierre Beauchamps. Danzatore rimasto celebre per la sua agilità e le sue cabrioles, per la sua bravura nei ruoli di carattere e per il suo virtuosismo nella vivacità e nella leggerezza. Era un artista versatile, poiché si esibiva abilmente nel genere buffo come nelle entrées nobili e solenni. Queste sue capacità esecutive erano affiancate da doti creative: Beauchamps partecipò assieme a Lully, al poeta Benserade e ai decoratori Torelli e Vigarani, alla creazione della maggior parte dei balletti di corte dal 1650 al 1660 e rimase Compositeur des ballets du Roi fino al 1687.
Così lo ricorda Pierre Rameau:
“Je ne puis trop donner de loüanges à la juste reputation qu’il s’est acquise. Ses premiers essais furent des coups de Maître; & il partagea toûjours legitimement les suffrages que le Musicien s’attiroit de plus en plus. Il étoit sçavant & recherché dans sa compisition, & il avoit besoin de gens habiles pour executer ce qu’il inventoit.”
La sua era una danza per professionisti ed è per questo motivo che Beauchamps sentì l’esigenza di codificare e perfezionare la tecnica della belle danse . Grazie ad un lavoro di analisi creò degli esercizi specifici per l’insegnamento, ma soprattutto stabilì e definì le cinque posizioni en-dehors dei piedi . A Beauchamps si fa risalire la paternità della tecnica detta “classica”, ma il suo merito fu quello di riordinare metodologicamente e accademicamente l’insieme delle tecniche sviluppatesi fino ad allora.
L’utilizzo dell’en-dehors risale al XVI secolo , quando i maestri italiani, come Cesare Negri, consigliavano di girare le punte leggermente all’infuori:
“Prima stando in passo con la persona dritta, e le gambe ben distese, co’l piè sinistro quattro dita innanzi al destro, quasi a dritta linea, con la punta del piè un poco in fuora, acciò che le gambe, & le ginocchia stiano ben dritte (…)”
Dovettero passare un centinaio d’anni affinché, attraverso un lungo e metodico apprendistato, si arrivasse a suggerire al danzatore di girare le punte interamente all’infuori. L’en-dehors costituì un espediente tecnico in grado di rispondere efficacemente allo sviluppo della danza: tra le altre cose, esso facilita il movimento poiché agevola gli spostamenti nello spazio e migliora l’elevazione delle gambe, caratteristiche su cui si fondava lo style noble. Beauchamps ebbe il merito di capire che, per questo stile, le cinque posizioni costituivano la base da cui partire per uno sviluppo della danza. Pierre Rameau definisce le positions in termini tecnici, descrivendo le posizioni dei piedi e la distanza corretta di un piede dall’altro “où le corps soit dans son équilibre ou à plomb sans se trouver gêné, soit que l’on marche, soit que l’on danse, ou lorsque l’on est arrêté”.
Secondo Beauchamps, gli obiettivi della danza erano la perfezione tecnica, la chiarezza, l’equilibrio e la proporzione. I danzatori professionisti dovevano perciò acquisire tali qualità con una preparazione fisica adeguata. Oltre a potenziare la muscolatura delle gambe, essi dovevano allenare anche i muscoli della caviglia e della schiena. I polpacci molto sviluppati e i muscoli della pianta del piede ben esercitati aiutano ad elevarsi il più possibile dal suolo. Il piede en-dehors, il plié e una buona muscolatura della schiena facilitano la leggerezza nei salti: infatti possedere elasticità permette anche di atterrare dal salto attutendo la caduta. Questa ricerca dell’elevazione e del mascheramento dello sforzo fisico divenne sempre più sentita nella danza: la necessità era quella di creare l’illusione della vittoria dell’uomo sull’inerzia della materia e sulla forza di gravità. Per ottenere questo risultato, con un impatto sul pubblico più immediato, venivano spesso usati in scena macchinari che sospendevano in aria i danzatori. Ma il progressivo disuso di questi accorgimenti andava di pari passo con l’evoluzione della tecnica della danza.
Alla fine del XVII secolo il pas glissé era già elaborato, il plié serviva da molla per l’elevazione e molti passi vennero codificati .
“La pirouette sous ses différentes formes, la cabriolle (capriolle ancienne transformée), les tours simples et les tours en l’air, le rond de jambe, le pas glissé, chassé, le plié, le jeté, l’emboîté, le croisé, le brisé, – la danse de Pécour connaît déjà tous ces mouvements que l’on exécute les pointes tournées en dehors.” Sazonova Julie
Louis Pécour fu allievo e successore di Beauchamps. Apparteneva alla prima generazione di danzatori formatisi all’Académie royale de musique, tra i quali spiccavano Claude Ballon, Raul Auger Feuillet, Marie Thérèse Subligny, Françoise Prévost e Louis L’Etang. Quest’ultimo e Pécour, si contesero la supremazia : erano entrambi eccellenti nello style noble, ma Pécour era in grado di danzare “toutes sortes de caracteres avec grace, justesse & legereté” . Grazie a queste qualità, Pécour venne scelto per sostituire Beauchamps come compositore dei balletti dell’Opéra: ebbe un tale successo da ottenere la stima e l’amicizia di molti aristocratici.

Claude Ballon

Mlle Subligny
Verso la fine del regno di Luigi XIV ed in modo più accentuato con l’avvento di Luigi XV, l’ideale artistico aveva subito una progressiva trasformazione: non si ricercava più la grandeur e la majesté, ma la grazia e il manierismo. Anche la danza subì questo cambiamento: da grave come era nel regno precedente, divenne leggera, quasi sdolcinata, con infinito charme ed abbandono.
Da questo momento in poi, la danza diventa protagonista di un’evoluzione tecnica incentrata sul perfezionamento dei passi e dei movimenti. Questo fenomeno si è ripetuto più volte nella storia del balletto.
Dopo l’era di Lully e Beauchamps, si verificò un ristagno creativo che permise di indirizzare l’attenzione sulle capacità esecutive dei singoli artisti. L’utilizzo della scena all’italiana nella danza teatrale favorì sicuramente la centralità del solista: questo tipo di palcoscenico permetteva al primo danzatore di distaccarsi, nell’evenienza, dal gruppo danzante. La diversità e la molteplicità dei piani tipiche della coreografia del XVII secolo , avevano perso importanza e il maître de ballet si trovò a concentrare l’attenzione sul perfezionamento e la variazione dei passi. La danza si era ridotta a due piani e non poteva più svilupparsi in uno spazio a tre dimensioni. Il balletto acquisì quindi una nuova forma: il solista al centro e il gruppo dei danzatori allineato perpendicolarmente o parallelamente rispetto alla ribalta, il tutto con evoluzioni che seguivano linee diagonali o parallele.
I primi solisti che rivaleggiarono per la conquista del favore del pubblico furono Michel Blondy e Claude Ballon. Il primo, allievo e nipote di Beauchamps, si distingueva per la bellezza, eccelleva nella danse haute, nelle entrées de caractère e nelle furies . Il secondo era ammirato per la sua prodigiosa leggerezza, per la bellezza plastica e per una tecnica ed un’espressività rare. Blondy sostituì Pécour come compositore dei balletti dell’Opéra, mentre Ballon venne scelto da Luigi XIV come maestro del futuro Luigi XV, il quale lo nominerà poi compositore dei suoi balletti.
Nel 1714 debuttò un altro protagonista della danza settecentesca: Louis Dupré (1690-1774). L’armonia delle proporzioni del suo corpo e la nobiltà dei suoi movimenti gli procurarono l’epiteto “dieu de la danse” e il soprannome “le grand Dupré”.

Mademoiselle Prévost
La prima metà del XVIII secolo fu perciò l’era dei virtuosi, che portarono lo style noble della danza teatrale francese ad un alto livello tecnico. L’estetica della danse terre à terre, legata al ballet de cour del secolo precedente, fu sostituita da quella della danse haute, o verticale . Ogni atteggiamento ed ogni passo vennero perfezionati e raffinati grazie a danzatori professionisti fisicamente preparati, che permisero alla danza teatrale di allontanarsi a poco a poco dalla danza di società e divenire, nel secolo successivo, una disciplina artistica autonoma.